La nostra storia

 

L'Associazioni cristiane dei lavoratori italiani nascono nel difficile panorama di ricostruzione dell'Italia del dopoguerra.  A prendere il sopravvento fu un diffuso bisogno, manifestato anche negli anni precedenti, dell'intervento del cattolicesimo italiano in ambito sociale. A Siena le Acli andarono a coprire <lo spazio del prepolitico, sul confine incerto tra militanza ecclesiale e quella partitica>1 , nel tentativo di costituire un contraltare laico alle iniziative dei comunisti. La prima assemblea provinciale venne tenuta il 14 aprile 1945, con una massiccia presenza di vescovi della provincia senese. In assenza di rappresentanti illustri della sede Romana,  all'Arcivescovo Toccabelli spettò l'intervento di inaugurazione con cui mise in evidenza che il proposito che aveva portato alla nascita dell'Associazione di Siena era quello di far si che la prospettiva metteva chiaramente in risalto l'appoggio fornito dalla Chiesa ai lavoratori cristiani. I primi problemi da superare però furono di ordine economico ed organizzativo. Servivano finanziamenti che permettessero di acquistare una sede adatta agli obbiettivi dell'Associazione e che fornissero i mezzi necessari per fare propaganda nelle zone rurali. Ancora una volta, l'Arcivescovo Toccabelli mise in movimento tanto la curia quando gli industriali senesi scrivendo loro lettere in cui si chiedeba un contributo per pagare i locali di via di Città 146 che dovevano fungere da sede delle Acli provinciali. I soldi arrivarono in parte dalle quote dei soci e dal cospicuo dono dell'Arcivescovo, per la parte restante si dovette stipulare un mutuo. L anuoca Associazione, però, non riuscì facilmente a trovare spazio nel mondo cattolico, infatti, nel luglio 1947 quando il presidente diocesano dell'AC Francesco Ponticelli e don Benito Morbidi convocarono una riunione di parroci per affrontare il tema delle Missioni religiose sociali, famiglia lavoro e salario, le Acli rimasero escluse, dimostrando una generale  mancanza di coordinazione del mondo cattolico. I problemi economici continuarono a farsi sentire tanto che nel 1948 l'allora presidente provinciale Ugo Panoli scriveva ai presidenti dei circoli che l'unico modo di riunire i lavoratori sotto un indirizzo cristiano erono le Acli, ma che la loro diffusione era bloccata dalla mancanza di mezzi. Nell'Aprile del 1949 l'Arcivescovo chiese al Papa un contributo a favore dell'Associazione cristiana dei lavoratori italiani di Siena e il 2 Maggio Monsignor Montini comunicò l'invio dalla Santa Sede di 300.000 lire, per concorrere all'acquisto dei locali per la sede della direzione di <codeste Acli">2 . Il problema in quegli anni fu che non esistevano spazi per le divergenze all'interno del mondo cattolico e le Acli in un primo tempo furono viste con sospetto, come un elemento di discontinuità di un cattolicesimo uscito dissestato dagli anni della guerra e che adesso doveava far fronte al comune nemico comunista. Solo in un secondo momento si comprese quanto un'Associazione che riuscisse a penetrare all'interno del mondo dei lavoratori fosse uno strumento fondamentale nella riscostruzione della civiltà cristiana.

 

 

 

1 A Mirizio, Per la religione e per la Patria. Chiesa e cattolici a Siena dalla Conciliazione al Centrismo, Protagon, Siena, 2003,p.229

2 Ivi,p.230